Ől Nando e ‘l Bepino

Ől Nando e ‘l Bepino

Salendo da via Porta Dipinta, sulla destra, prima d’arrivare alla chiesa Parrocchiale, c’era il negozio del “barber”, gestito dal  Nando e ‘l Bepino. In verità era più quest’ultimo che dava le prestazioni ai clienti: barba e capelli; öl Nando, solitamente, vista la sua “tecnica approssimativa” svolgeva l’attività presso la Clementina, la vecchia Clementina in via Borgo Palazzo a beneficio (o a danno, secondo le opinioni) dei vecchietti ricoverati.


Il negozio non era molto grande, due sedie girevoli e una fatta a seggiolone per i più piccoli, due lavabi e alcuni ripiani con esposti vari prodotti tra i quali spiccava la “Brillantina Linetti”, un’impomatatura untuosa e repellente che appiccicava alla cute anche i capelli più ribelli e un’Acqua di Colonia con un profumo indefinibile che spariva non appena uscivi. Un negozio di quartiere, senza alcuna pretesa di dimostrare ciò che non era e non sarebbe mai stato.
La prestazione completa, brillantina inclusa, era riservata alle persone adulte (giovani approdavano ad altri lidi) mentre per i ragazzini l’unico lusso era la spruzzata, molto leggera e veloce, dell’Acqua di Colonia.
L’unica attrazione per noi ragazzini era costituita da una serie di piccoli calendarietti profumati con raffigurazioni di giovani donne in atteggiamento discinto. Oggi farebbero ridere considerate le pubblicazioni hard che circolano, ma per quei tempi era il massimo dell’eros che potessimo sbirciare fuori di casa.
Quando non aveva clienti öl Bepino sostava sulla porta d’ingresso lanciando “la bala” a tutti quelli che passavano specialmente, e indistintamente con un sorriso furbetto, al sesso femminile possibilmente giovane. Era un modo, forse un po’ lascivo e invadente ma che si limitava al “commento”, per attirare l’attenzione e far passare il tedio nell’attesa del “cliente”.
I due fratelli, coniugati, abitavano, a mia memoria, nel mio palazzo e li conoscevo molto bene. La famiglia del Bepino a piano terra, quella del Nando al quarto piano.
Proprio di quest’ultimo ricordo un episodio che fece ridere la contrada.
Ől Nando non aveva figli e, spesso, il sabato sera lui e la moglie uscivano a cena accompagnandola con abbondanti libagioni.
Una sera, mentre rientrava salendo le scale per accedere al suo appartamento, arrivato a pochi gradini dalla meta ebbe un improvviso “movimento” di stomaco e affacciandosi alla finestra del pianerottolo espulse il copioso rigurgito: la “reocada”, in termine bergamasco. Purtroppo assieme al surplus espulse anche la protesi dentale. Il Nando e la moglie scesero precipitosamente dalle scale e, al buio, si misero a cercarla convulsamente. Naturalmente il fatto non sfuggì all’attenzione del vicinato che, immancabilmente, il giorno successivo sparse la notizia.

Nel tempo il Nando fu ricordato come: chèl déla reocada”.

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