L’Osteria del “Migliorini”


Nella zona di via Porta Dipinta – Fara, esistevano solo due Osterie – Trattorie: I Maggi ai piedi dell’ortaglia che raggiungeva le mura della Rocca, con due bei campi di bocce, e il Migliorini, quasi di fronte al sagrato della chiesa del Pozzo Bianco.
Due locali che erano frequentati quasi esclusivamente dai residenti di Città Alta e, in particolare, da quelli che abitavano nell’area della Fara e di via Porta Dipinta. D’estate era molto più affollata l’Osteria dei Maggi poiché il pergolato esterno, accanto ai giochi delle bocce, era fresco e ben ventilato. D’inverno l’Osteria del Migliorini, calda e accogliente, era la meta preferita degli incalliti giocatori di carte: scopa e briscola.
Nella via, nello spazio di un centinaio di metri, erano concentrate tutte le attività commerciali e artigianali. Partendo dalla vecchia porta sulla Farà, c’era il tappezziere, il falegname in un cortile interno, il restauratore (fratelli Gritti), la latteria di zia Linda, la tabaccheria, rivendita di salumi e pane, il fruttivendolo, l’Osteria Migliorini, il ciabattino (Mirabile) e il barbiere (Bepino e Nando).
Il “Migliorini” conservava la vecchia struttura delle case medioevali. Il soffitto a volta a sesto acuto, in mattoni a vista, ricordava le origini dei nobili palazzi che sorgevano accanto, primo tra tutti, e con il quale confinava: il  “Palazzo dei Conti Passi”.
All’ingresso, sulla sinistra, il bancone delle mescite, sulla destra il precursore dei moderni “flipper” che anziché utilizzare la biglia per raggiungere le postazioni premianti, era provvisto del “pirlì”: una piccola trottola che doveva abbattere i birilli presenti e accumulare punti per la vittoria sull’avversario.
In fondo all’ingresso, sulla sinistra si accedeva alla cucina, al centro qualche gradino portava alla saletta rialzata e, da ultimo, la porta della cantina nella quale erano conservate le provviste di vino.
L’Osteria era gestita dalla famiglia Migliorini, il babbo Bepino, che lavorava alla Dalmine, era di “servizio” alla sera al ritorno dallo stabilimento, la mamma Lucia durante il giorno e, in seguito, con l’aiuto delle figlie, Anna e Gisella e della nonna Virginia.
Prima dell’era Migliorini, l’Osteria era gestita da mio nonno Ettore che, in seguito, cedette per avviare l’attività di lattaio, pochi metri lontano.
Attorno ai tavolini si alternavano gli incalliti giocatori di carte tra cui mio nonno Ettore con i suoi amici, primo tra tutti l’inseparabile Pasquale Ricci, per gli amici “Paca”, e i vari personaggi della via. Ricordo il barbiere, Bepino Baiguerra, il calzolaio,  Mirabile, i Carminati, i Manenti, l’Angioleto, Ferrari e altri ancora di cui, purtroppo, i nomi mi sfuggono.

Pasquale e mio nonno fumavano il toscano e accanto, per terra tra loro due, la mitica “sputacchiera”. Sembravano i vecchietti dei film Western quando con il “getto” facevano tintinnare il metallo del recipiente.
Dal Migliorini, la domenica, acquistavo il mezzo litro di vino per il babbo munito di una bottiglietta nella quale il Bepino lo versava. Negli altri giorni, su comando di nonna Adele, fungevo da staffetta per annunciare al nonno che la “partita” era al termine perché il pranzo era pronto.

La generazione successiva continuò con la tradizione della partita a carte sui tavolini del Migliorini e tra i giovani  ricordo Carlo, Giorgio, Federico, Antonio, Gianpiero, Remo, Gianni e altri ancora i cui nomi mi sfuggono.



Nel 1981 i Migliorini cessarono l’attività e affittarono il locale che venne trasformato in Birreria. Ma anche le altre attività della via mutarono genere. Sono rimasti i ricordi di qualche “Ragazzo della Fara” che cerca di far rivivere gli anni della sua infanzia e giovinezza.

Nota: Un ringraziamento a Sergio Cisani per le fotografie pubblicate su Facebook.

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