Speleologi per gioco. Predecessori delle Nottole.


Avevo due amichetti che abitavano nella zona di via San Lorenzo - Montagnetta con i quali, ogni tanto ci si ritrovava a giocare. Non facevano parte della solita “banda” che frequentavo ma avevano risorse nuove ed interessanti che m’incuriosivano.

Prima di tutto si erano costruiti una “base” logistica sotto un arco della strada della Boccola, ben nascosta da un cespuglio di rovi. Si entrava dal vallone che da Porta Garibaldi sale verso Colle Aperto. Nella base riponevano gran parte dei loro giochi, archi ricavati da canne di bambù sottratte in un orto vicino, frecce fatte con i rami di nocciuolo ben diritti e sottili e fiaccole avanzate da qualche processione.

Proprio queste ultime ci fornirono l’idea di poter esplorare un pertugio che, un pomeriggio, avevamo individuato proprio sotto Porta Garibaldi. Alcuni sassi erano crollati e s’intravvedeva un vuoto che prometteva un seguito interessante.

Allargammo il buco quanto bastava per infilarci all’interno. Nel vano, molto piccolo, sulla sinistra altre pietre smosse promettevano un ulteriore possibilità di passaggio e con l’entusiasmo dei novelli archeologo – esploratori, iniziammo a rimuoverle alla luce delle fiaccole che avevamo portato.

Anche questo ulteriore passaggio era molto stretto ma sufficiente per infilarci uno alla volta affidando al primo del gruppo la fiaccola accesa.
Quello che si presentò alla nostra vista fu uno spettacolo mai visto: un enorme camerone con la volta ad arco, sostenuto da mura possenti, pavimento di terra battuta , in un angolo, un cono di terra smossa probabilmente caduta dall’alto. Eravamo esattamente sotto la strada del bastione che da Porta Garibaldi porta alla Montagnetta.
Dalla volta pendevano lunghe stalattiti e, nonostante avessimo con noi qualche fiaccola, non riuscimmo a vedere completamente l’intero ambiente, probabilmente una sala per le sortite in caso d’assedio.

Ancora più gradito ed entusiasmante fu un “calcio” in legno di un moschetto mancante unicamente del meccanismo di sparo e della canna.
Poiché il ritrovamento era stato del sottoscritto mi portai il trofeo a casa, purtroppo senza poter dire dove e in quale occasione l’avessi trovato per non incorrere eventuali rimbrotti e/o punizioni.
Ripercorremmo il percorso dell’andata e sistemammo in qualche modo le pietre rimosse, ripromettendoci di continuare l’esplorazione in altro momento. Era il periodo estivo e per un certo periodo ci perdemmo di vista e mantenere l’impegno e non so se gli altri amici proseguirono l’esplorazione e quali risultati ottennero. Da parte mia ero orgoglioso di aver partecipato alla “prima” e di aver portato a casa il trofeo, testimone dell’impresa.

Oggi, dopo la ristrutturazione della Porta e l’indicazione del suo spostamento più in alto rispetto alla sua costruzione originaria, il “pertugio” obbiettivo della nostra esplorazione, è stato sistemato e riaperto alla curiosità dei visitatori.

Nota Storica

“Nel 1561 la Repubblica di Venezia decise la costruzione di una nuova cinta fortificata che difendesse la città, di importanza strategica perché al confine con lo stato di Milano. Le mura furono ideate dall’architetto militare Buonaiuto Lorini come fortificazione a bastionate e l’esecuzione dei lavori fu diretta dal governatore generale, conte Sforza Pallavicino. Paolo Berlendis seguì i lavori che, iniziati nel 1561, furono completati nel 1588. Furono realizzate quattro porte: S. Alessandro, S. Giacomo, S. Agostino e S. Lorenzo, munite di portoni, saracinesche, ponti levatoi e cancelli.
Una quinta porta, detta “del Soccorso”, è aperta nel forte di San Marco ad uso esclusivo dei soldati. La porta S. Lorenzo è la minore tra le aperture nelle mura di Bergamo; fu la prima ad essere costruita e prese il nome dalla chiesa che sorgeva sul sito, demolita per la costruzione delle mura.

Nel 1615 la porta fu chiusa perché ritenuta poco controllabile da eventuali attacchi dalle valli Brembana e Imagna; fu riaperta nel 1627 a seguito delle richieste degli abitanti della Val Brembana e delle terre di Ponteranica e Sorisole. Sotto l’arco della porta una lapide ricorda  il capitano Giovanni Antonio Zen che, nel periodo in cui la peste infuriava e la città era allo sbando, rappresentò l’autorità pubblica. Fu posta nell’agosto 1631 quando il comandante terminò la sua reggenza. Dal 1907 è detta “Porta Garibaldi” perché da qui Giuseppe Garibaldi entrò l’8 giugno 1859 in Bergamo con i Cacciatori delle Alpi.


Giuseppe Locatelli Milesi racconta che il generale giunse presso la porta di S. Lorenzo verso le sette del mattino; l’impiegato del dazio aprì la porta e lo accolse come glorioso liberatore, mentre le guardie presentavano le armi. Una lapide, posta nel 1907, ricorda questo avvenimento.”

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